Era il 2000. Organizzavo il mio primo torneo di beach volley sulla spiaggia e avevo 20 anni.
Lavoravo stagionalmente a Jesolo Beach – Venice e quando “si faceva la stagione”, non si lavorava 8 ore al giorno, ma 10-15, e tutti i giorni, no day-off. Mi rimanevano pochissime ore per dedicarmi al “MIO progetto” e, si, pure per allenarmi.
Alla fine il torneo fu un grande esperimento e un discreto successo, si iscrissero un numero sufficiente di coppie, trovai qualche sponsor, ci divertimmo tutti…
Quella fu la prima esperienza di “lavoro autonomo”. L’ebrezza di farsi il C…o per qualche soldino (se tutto fosse andato ok, senza intoppi), per soddisfazione personale e per beccarsi le critiche, soprattutto di quelli che di farsi il C…o manco sanno che cosa voglia dire.
Da quel momento, come si suol dire, n’è passata d’acqua sotto il ponte: ho girato cercando esperienze per mezzo mondo, ho fatto e disfatto cose, negozi, piccole aziende. Ma ho sempre cercato di fare e portare a termine i miei progetti.
A volte le cose vanno bene, a volte meno. A volte tutto va al contrario di come lo avevi pensato, a volte è un disastro.
Ma l’importante è FARE. E ricorda, chi NON fà, di solito critica. Non aver paura delle critiche, ma sfruttale a tuo favore per migliorarti.
Fare significa esperienze, esperienze significano crescita.
Bene, ora mi sento un pò filosofo e posso andare a farmi la doccia. Buona domenica 😉